Guidare significa autogovernarsi, serve responsabilità
Controlli puntuali e capillari sono impossibili, deve cambiare l'approccio dei conducenti. L'Italia è il 9° Paese europeo per incidenti mortali
Se ci pensate, andare in giro per la strada – con qualunque mezzo oppure a piedi – è ciò che si avvicina di più a un’utopia anarchica priva di quel “potere costituito” che viene visto, da quest’ottica, come la più grande delle oppressioni. Ieri ci siamo occupati di sicurezza in auto, oggi proviamo ad affrontare questo tema da un punto di vista forse meno tecnico, forse più filosofico. È vero, anche per strada ci sono i controlli da parte delle forze dell’ordine ma, per ovvi motivi, può essere monitorata soltanto una percentuale relativamente bassa di strade in confronto all’intera rete stradale italiana. Ciò significa che, nella maggior parte dei casi, gli utenti della strada sono lasciati a se stessi, al proprio buon senso, alla propria educazione e, quindi, alla propria responsabilità.
Tolti i posti di blocco delle forze dell’ordine ed esclusi da questo ragionamento tutti i sistemi di controllo elettronico (della velocità e delle infrazioni ai semafori), la strada è quel luogo in cui un’infrazione, se non genera conseguenze, può passare del tutto inosservata, è come se non fosse mai esistita. La sensazione di impunità, unita a una immotivata speranza nel futuro, titilla gli istinti più reconditi degli utenti della strada, che, basandosi sul “cosa vuoi che sia”, si permettono non solo di farsi beffe del Codice della Strada, ma anche delle regole basilari che imporrebbe il raziocinio.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Scomodi Contrasti per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.