Perché i dazi favoriscono le mafie
Da forma di protezionismo e arma di ricatto, le imposte sull'import sono un regalo alla criminalità
Quando si parla di dazi, parola che è tornata in voga con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, la strategia politica sembra talvolta incomprensibile. Se da un lato tassare maggiormente i prodotti provenienti dall’estero può essere un’arma di ricatto nei confronti dei Paesi di provenienza delle merci, dall’altro lato, però, a uno sguardo superficiale parrebbe essere una tattica estremamente rischiosa, perché potrebbe penalizzare anche le aziende interne che si forniscono di materiali provenienti dai Paesi bersaglio dei dazi.
I dazi sono delle imposte indirette che colpiscono la circolazione di beni da uno Stato all’altro. Generalmente vengono imposti dai governi per regolare il commercio internazionale e per “proteggere” i produttori nazionali, rendendo meno competitivi i prodotti provenienti dall’estero, visto che i costi dei dazi vanno a ricadere sul prezzo del prodotto. In quanto imposte, i dazi generano anche delle entrate fiscali. Si può tassare l’importazione, l’esportazione oppure il transito di beni.
È notizia degli ultimi giorni che Trump vuole aumentare i dazi, già al 25%, per l’importazione di auto estere negli Stati Uniti: “Più si sale (con i dazi, ndr), più è probabile che costruiscano uno stabilimento qui”, ha detto. Nel frattempo le azioni del settore auto sono crollate. General Motors ha segnato un –1,42%, Ford –1,59% e Stellantis –1,79%.
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